Anni Trenta. Siamo in pieno Ventennio, quando il regime fascista in Italia aveva raggiunto la propria acme. Furono anni in cui iniziarono a serpeggiare i primi flebili slanci di emancipazione femminile e di ricerca di dignità, forse proprio a causa di una società fortemente maschilista che vedeva le donne come madri e casalinghe e riprendeva nel Codice Penale leggi a “misura d’uomo”.

In questo momento di trasformazioni sociali nacque colei che spesso è stata definita “Eroina della Capitanata”: Liliana Rossi. Originaria di Bovino, nata nella cittadina in provincia di Foggia il 4 novembre 1932, visse lungamente ad Ascoli Satriano e fu una donna poliedrica, intellettuale di prim’ordine, nonostante la sua figura sia stata stigmatizzata e relegata ad un oblio a cui sarebbe opportuno fare ammenda.

Un celebre film di Michele Placido, Del perduto amore, segnala lo iato inscindibile di quei tempi così complessi tra la tolleranza e l’intolleranza: morta giovanissima, a soli 24 anni, a Liliana fu infatti negato il funerale religioso per via delle sue ideologie politiche, un’onta a cui Ascoli Satriano ora sta tentando di porre rimedio. In un’epoca storica che vedeva le donne senza “guardarle” veramente, lei trovò un “ingresso” (non privo di sentieri ritorti) nella vita sociale e accademica.

Gli anni Trenta-Quaranta furono un concentrato di orrore, tra l’impennata del Fascismo, la guerra e le leggi razziali, ma anche un volano di importanti novità per la società dei tempi: la nascita della Repubblica, la Costituzione, la ricostruzione dei partiti politici e il voto alle donne furono tra i primi più importanti progressi, per volerne citare alcuni. Passi avanti che Liliana inglobò, avendo la mente intrisa di quel progressismo che avrebbe fatto di lei una delle prime donne “in carriera” nella storia. Aiutata probabilmente anche dai fervori dei suoi genitori: il padre, medico, le insegnò il rispetto e la dignità del prossimo, quello stesso prossimo che lui curava negli agri di Ascoli Satriano; la madre, napoletana di nascita, la esortò a coltivare la passione e lo studio per la musica, mentre, data la sua profonda devozione cristiana, le trasmise l’idea che lottare strenuamente per le classi disagiate e meno abbienti fosse una missione a cui rendere omaggio.

Liliana Rossi (1932-1956)

Dopo la maturità classica, Liliana riuscì a conseguire a pieni voti la laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Napoli, scegliendo come tema per la propria tesi proprio la Costituzione Italiana, una novità per i costumi di allora. Da quel momento, giovanissima, iniziò ad addentrarsi nella stesura di articoli su temi “caldi” e stringenti dell’attualità, dalla libertà religiosa, ai tribunali militari, fino al partito socialista svedese, mentre nel contempo si diplomò in violino presso il Conservatorio, ottenendo anche una cattedra come docente, e venne persino “reclutata” da Radio Bari.

Iniziò allora il suo impegno fattivo nel PCI, quando, poco più che una ragazzina, decise di sposare la causa delle donne contadine e braccianti, assoggettate ad una forma mentis instancabilmente patriarcale e sagome invisibili agli occhi di tutti. Le prese sotto la sua ala, insegnò loro a leggere e a scrivere, oltre l’abbiccì delle norme igieniche e soprattutto ad alimentari i loro ideali per contrastare il vuoto circostante.

Liliana, ricordata per la sua cordialità, per il suo tono tenace, pieno di speranze, per la capacità di essere concreta e di avere a cuore la cura altrui, fu la prima donna a tenere un comizio. Accadde un mese prima della sua morte, ad Ascoli Satriano, attorniata da tutto il paese, inevitabilmente attratto dalla semplicità e dalla sensatezza dei suoi discorsi.

Il suo fu un impegno sociale e politico volto al riscatto delle classi meno abbienti, escluse dai diritti precipui del lavoro, dell’apprendimento e della della propria dignità in quanto “persone”. Furono anni turpi, quelli della riforma agraria, delle lotte dei braccianti di Cerignola, di Torremaggiore, durante i quali i contadini non vivevano di certo more nobilium, ma anzi, popolavano i peggiori tuguri, sprovvisti di fognature, senz’acqua, senza energia elettrica e senza cibo. L’Eroina fu una donna nella quale convissero, fino all’esalazione dell’ultimo respiro, l’impegno cristiano e l’ardore comunista, femminista e sindacalista, un connubio “polveriera” per quegli anni così frangilbili e franosi.

Dopo aver trascorso una vita al servizio dei “lillipuziani” (volendo citare Jonathan Swift), la paladina di coloro che erano considerati così piccoli da essere impercettibili, “diversi” ed emarginati, Liliana Rossi spirò improvvisamente il 18 giugno del 1956.

Come predetto, la presa di posizione per coloro che aderivano al partito socialista e comunista era ferrea: per questo motivo la donna non fu pianta e celebrata come consuetudine avrebbe voluto, o meglio, proprio per come la consuetudine prevedeva per i “dissidenti”.

Tuttavia, il suo feretro ebbe letteralmente un seguito “aureo” e angelico: un corteo di donne vestite di bianco funse da “strascico” e la scortò fino al cimitero, dove venne seppellita, in segno di ossequio, rispetto e riconoscenza per chi aveva dato loro forse non una vita rinnovata, ma la speranza di poterla realizzare, attraverso la cultura, la perseveranza e la forza del pensiero.

“L’insegnamento principale di Liliana, che ho portato sempre con me, è stato proprio la sua totale dedizione, il suo amore verso tutte le cose, verso il vero, il bello ed il giusto. Ed il tesoro di umanità che aveva riversato nel rapporto con gli altri”: con queste parole il fratello, Angelo la ricorda, non solo come consanguineo, ma come estimatore della sua lotta.

Ad oggi Ascoli Satriano ha intitolato a Liliana Rossi una pinacoteca all’interno dell’Hospitium Peregrinorum, mentre a Bovino (sua città natale) un giardino e una statua fungono da memoriale. Noi oggi vogliamo ridarle voce e, in qualche modo, vita, attraverso le parole, interiorizzando, soprattutto, ciò che la sua lotta è stata in grado di lasciare ai posteri.

Fonti:

https://www.statoquotidiano.it

www.ascolisatrianofg.it

https://ilmegafono.eu/


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Laureata in Filologia Moderna, Scrivo per una testata di informazione cittadina e da poco opero revisione testuale e correzione di bozze su libri eterogenei. Appassionata di poesia, ho sempre pensato che scrivere sia una sonda ed io continuerò ad esplorare.

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