Il Logo

La nascita e lo sviluppo del logo della nostra testata, 
nelle parole del suo autore, 
il designer Mariano Argentieri

Quando Salvatore Schirone mi telefonò per chiedermi consulenza alla realizzazione grafica dell’emblema della testata del nuovo magazine, in corso d’opera, compresi subito due aspetti che erano da approfondire e sviluppare.

Il primo riguardava l’idea di partenza che mi era stata prospettata: risultava evidente una eccessiva connotazione di simboli, riferiti alla città, che rappresentavano le tematiche che la redazione del giornale tratterà.

Il secondo aspetto era consequenziale: occorreva individuare un soggetto unico e inconsueto. Iniziammo, pertanto, a scartare l’effige abusata di San Nicola e i soliti lampioni del lungomare.

L’intuizione dell’effige barese del Barione sopraggiunse durante questa stessa conversazione.

Tale soggetto venne riprodotto per la prima volta su una moneta in bronzo del III secolo a.C. facente parte della collezione del Museo Archeologico di Bari, attualmente sito nel bastione di Santa Scolastica.

L’uso di questo soggetto lo si ritrova anche in ambito architettonico. Nel 1930 l’architetto Cesare Augusto Corradini, portando a compimento l’ingresso monumentale della Fiera del Levante, collocò l’effige del Barione sull’arco principale – dal 2010 circa risulta privo proprio del “cherubino” mentre persistono i bassorilievi della prora della nave e del delfino –. Corradini progettò anche il palazzo Fizzarotti sul corso Vittorio Emanuele II e villa Rosa sul lungomare via Umberto Giordano angolo via Giuseppe Verdi e in entrambi casi collocò il Barione sul prospetto. Il barione venne utilizzato per mascotte, reinterpretato con uno stile fumetto da Paolo Racano, durante i giochi del XIII del Mediterraneo che si tennero a Bari nel 1997.

È presente nell’emblema del Circolo Canottieri Barion ed è stato utilizzato dalle Edizioni Giuseppe Laterza.

L’obiettivo del mio progetto grafico consiste nel dare una connotazione rinnovata nella rappresentazione grafica del Barione, coordinata ai presupposti della testata giornalistica.

La freccia, che sta per essere scoccata da un arco a forma di lettera “B”, ha l’aspetto di una penna stilografica. Il cherubino è rappresentato a silhouette e con i ciuffi dei capelli e le ali spiegate per dare la sensazione del vento che spira in mare aperto. La prora dell’imbarcazione è composta dalle lettere della denominazione della testata. Ho optato per un carattere tipografico con grazie e dall’aspetto robusto e compatto, opportunamente deformato per fare assumere al lettering la fisionomia della prora.

Delfino e stella sono stati omessi per non compromettere l’equilibrio composito dell’emblema. L’esito grafico ha soddisfatto sia me che Schirone.

I colori, ovviamente, sono quelli dello stemma della città.

Bari, luglio 2020