fogliame

Una delle notizie più curiose della metà del XVI secolo a Bari è l’istituzione della tassa sul fogliame. Ebbene sì, ci lamentiamo di tasse che riteniamo “ingiuste”, ma i baresi del XVI secolo avevano ben altri problemi in quanto l’Università imponeva dazi e gabelle per sostenere le sue spese, e bisogna dire che i suoi “dirigenti” avevano molta più fantasia.

Una facoltà inventiva che ha sorpreso perfino uno storico come V. A. Melchiorre (1922-2010):

Tali balzelli colpivano tutti quanti gli aspetti e le attività della vita sociale, ma nessuno s’era mai sognato di farli gravare anche sul fogliame, ossia sulle erbe e verdure, che gli agricoltori ricavavano dalle circostanti campagne.

All’epoca, tassare il “fogliame” voleva dire colpire principalmente l’entrata primaria della categoria degli ortolani e la fascia più debole della società, erano infatti le verdure l’alimento principale delle famiglie più povere per le quali la carne era assolutamente un lusso.

Gli agricoltori protestano contro la tassa sul fogliame

Anche se non ci sono pervenute notizie precise circa le modalità di tassazione, la gabella era così gravosa che gli agricoltori furono costretti a protestare alla Regia Camera della Sommaria, organo amministrativo e giurisdizionale del Regno di Napoli, che dopo aver accertato i fatti, intimò il 12 settembre del 1564 all’Università di non pretendere suddetta gabella perché imposta senza l’approvazione regia.

Chiaramente, l’Università non accettò di buon grado questa decisione e presentò un ricorso che creò una vera e propria disputa legale fra le due parti in causa che non volevano in alcun modo tornare sui loro passi.

La Sommaria dopo aver ascoltato le ragioni delle parti e studiato la documentazione, con il decreto del 13 ottobre 1565, diede il tempo all’Università di dimostrare in maniera inequivocabile le sue ragioni e con ulteriore decreto autorizzò che nel frattempo la tassa restasse in vigore.

La fine della disputa

Come andò a finire? Abbiamo davvero bisogno di raccontarlo?

L’Università, che nel frattempo aveva inoltrato un’istanza al vicerè, ottenne con una sentenza del 20 settembre 1565 l’approvazione della gabella e di conseguenza governatore e giudice di Bari, dovettero organizzarsi per far pagare agli agricoltori la nuova tassa.

Da allora tanto tempo è passato e tanti nuovi tributi sono stati concepiti, chissà forse in futuro qualche cultore della storia, studiando vecchi documenti, troverà curiosa o stravagante una delle nostre attuali imposte.


Bibliografia:

  • Vito Antonio Melchiorre, Storie baresi, Levante Editori 2010, Bari.

Link Wikipedia Regia Camera della Sommaria:

https://it.wikipedia.org/wiki/Regia_Camera_della_Sommaria

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Giornalista pubblicista, da anni collabora come redattore, fotoreporter e social media manager per testate giornalistiche on-line. Persona curiosa e intraprendente, ha coltivato negli anni diversi hobby.

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