gioco

Torniamo a raccontare qualche curiosità sul passato di Bari, in particolare oggi ci soffermiamo sulla passione per lo sport. Non riporteremo una storia che si svolge allo stadio e coinvolge qualcuno dei giocatori di calcio ben noti ai tifosi, o in un campo di calcetto dove dei ragazzini corrono dietro ad una palla, ma concentreremo la nostra attenzione su una categoria di sportivi davvero inedita: i chierici. Ebbene sì, sembra che il gioco del calcio e altri sport che contemplano l’uso di una palla sin dal XIV secolo abbiano appassionato così tanto i ministri di Dio da divenire un grattacapo per la chiesa.

I chierici e il calcio

Infatti, secondo l’opinione del clero, alcuni chierici arrivavano perfino a trascurare i loro compiti religiosi pur di correre dietro ad un pallone. Grazie all’aiuto dei testi dello storico Vito Antonio Melchiorre scopriamo insieme quali furono i provvedimenti presi dalle autorità per bloccare questa “terribile piaga” che allontanava gli uomini dalla fede, anche se solo per pochi minuti di sfrenata euforia.

Le regole dettate dal re e dal capitolo

Nel 1304 re Carlo II d’Angiò promulgò lo statuto del clero nicolaiano e stabilì che i religiosi dovevano partecipare alle funzioni in chiesa evitando discussioni e chiacchiere dimostrando così la massima devozione e serietà senza nessun tipo di distrazione.

Il problema però nel 1487 non era assolutamente risolto e il capitolo fu costretto a ribadire che durante le funzioni o lo svolgimento dei loro compiti, i chierici non potevano scherzare e soprattutto non dovevano assolutamente giocare a palla.

Non se joca quando si dice lo officio e non se joca alla palla.

In poche parole, non dovevano trascurare i loro doveri per un semplice gioco e dovevano mantenere un contegno più austero. Da essere uno svago, uno sport da praticare durante le ore libere, era diventato motivo di distrazione e disturbo.

La pallacorda

Nel Settecento alle partite di calcio, si affiancò lo sport della pallacorda, un’antica variante dell’attuale tennis, praticata con una palla di cuoio che veniva lanciata con il palmo della mano o con altro “istrumento da uomo a uomo”. Questa doveva essere respinta senza che toccasse terra o doveva essere respinta al mittente al primo rimbalzo.

Partita di pallacorda

Le regole del suddetto gioco sono state descritte nell’opera del sacerdote Antonio Scaino nel 1555.

Trattato del giuoco della palla

Il divieto

Così invece di affievolirsi la passione degli ecclesiastici per lo sport, con i secoli iniziò a diventare un vero cruccio per le alte cariche del clero, che non riuscivano a scorgere l’effetto sociale di questi sport che contribuiscono a creare il gruppo e ad avvicinare anche le personalità più distanti. Tanto che nel 1675 durante le celebrazioni dedicate a San Nicola dal 5 al 7 dicembre, il vescovo Giovanni Granafeo arrivò a vietare ufficialmente ai chierici di giocare a calcio o praticare qualsiasi sport dove si usassero palloni o palle.

Insomma, per la chiesa del passato gioco e fede non andavano di pari passo e i giovani chierici, così pieni di energia ed entusiasmo, dovettero farsene una ragione.


In copertina: Bodleian Library, University of Oxford, MS. Bodl. 264 frati che giocano a palla con suore

Bibliografia:

  • Vito Antonio Melchiorre, Storie Baresi, Levante Editori, 2010 Bari
  • Antonio Scaino, Trattato del giuoco della palla, appresso Gabriel Giolito de’ Ferrari, et fratelli, 1555 Venezia.

Link Wikipedia Pallacorda:

https://it.wikipedia.org/wiki/Pallacorda

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Giornalista pubblicista, da anni collabora come redattore, fotoreporter e social media manager per testate giornalistiche on-line. Persona curiosa e intraprendente, ha coltivato negli anni diversi hobby.

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