Correva l’anno 2005. Domenica 23 ottobre, ancora una volta un’alluvione mette in ginocchio la città.

Dopo le tremende alluvioni del XX secolo, precisamente nel 1905, 1915 e 1926, a un secolo di distanza dalla prima, l’ombra del disastro tocca di nuovo Bari.

Nella notte fra il 22 e il 23, una tremenda pioggia torrenziale fa esondare il torrente Picone. Un enorme fiume di fango e detriti proveniente da Cassano e Acquaviva sommerge l’ex cava di Maso, dove nel frattempo sono stati creati un parco e un centro sportivo. L’acqua inonda le strade di Ceglie, Carbonara e il quartiere Santa Rita. Nulla sfugge alla furia di quel mare di fango inarrestabile: alberi, auto e perfino pullman sono travolti inesorabilmente. Solo grazie alla presenza del canalone, creato nel 1926, vengono salvaguardati i quartieri Poggiofranco, Picone e Libertà, e le acque del torrente Picone sfociano al mare.

La Gazzetta del Mezzogiorno, 24/10/2005

L’alluvione ha comunque un costo altissimo: 7 morti fra la città e la provincia, oltre a danni enormi a cose e persone. E non è tutto: alle 6,45 il treno “Eurostar” Taranto-Milano, mentre percorre il tratto Acquaviva-Sannicandro, inizia a “ondeggiare” pericolosamente, ragion per cui viene tirato il freno d’emergenza per diminuirne la velocità. Pochi istanti dopo, frana il terrapieno sotto i binari e il treno deraglia restando in bilico. Il bilancio di quella che poteva essere una strage è di 45 feriti.

L’urbanizzazione di alcune aree e l’utilizzo per l’agricoltura degli alvei hanno creato una profonda alterazione del bacino del torrente Picone con conseguenze disastrose.


In copertina la foto della Sezione Aerea della Guardia di Finanza di Bari Palese

Fonte:

  • La Gazzetta del Mezzogiorno, 24 ottobre 2005

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Giornalista pubblicista, da anni collabora come redattore, fotoreporter e social media manager per testate giornalistiche on-line. Persona curiosa e intraprendente, ha coltivato negli anni diversi hobby.

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