cisterna

Alla luce della pubblicazione e presentazione del libretto riguardante i recenti lavori di restauro della cisterna di Bona Sforza, facciamo il punto sull’operazione di ripristino con l’architetto e storico dell’arte Simone De Bartolo.


All’alba dello scorso secolo, Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) stigmatizzava la scarsa coscienza storica dei suoi contemporanei con queste parole:

Degli uomini che costruirono le vostre chiese e diedero il nome alle vostre città ed alle vostre arti, alle stesse strade dove camminate, di questi non vi è mai passato per la testa di saper qualcosa.

Se il grande scrittore britannico vivesse ai nostri giorni ed alle nostre latitudini, senza dubbio ne sarebbe sconfortato, osservando che la situazione risulta esser notevolmente peggiorata in questo nuovo millennio. L’indifferenza nei confronti delle vestigia del passato è purtroppo un male dei nostri tempi, tempi sottomessi alla logica della produzione e del consumo: la stessa nozione di “bene culturale”, risulta ambigua, in quanto può prestarsi facilmente ad interpretazioni prettamente materialistiche e pertanto consumistiche. Nel caso della cisterna di Bona Sforza, appare quantomeno paradossale che tale manufatto – concepito e realizzato per scopi precipuamente utilitari – fosse un tempo di vitale importanza per la cittadinanza, mentre, a partire dal secolo scorso, esso si riduce ad elemento d’ingombro, recintato da paracarri per evitare l’intralcio al traffico veicolare.

La cisterna di Bona Sforza

La cisterna di Bona Sforza (sec. XVI) è ubicata a Bari Vecchia nella piazzetta Bisanzio e Rainaldo (nei pressi della Cattedrale di San Sabino), ed è l’ultima superstite delle 12 cisterne cinquecentesche collocate a Bari Vecchia per risolvere l’annosa questione del rifornimento idrico.

La cisterna di Bona Sforza

Tali cisterne furono realizzate per volere di Bona Sforza (1494-1557), Duchessa di Bari (1524-1557) e Regina di Polonia (dal 1518). Figlia di Isabella d’Aragona (1470-1524), immortalata in un celebre ritratto da Leonardo da Vinci (ma secondo taluni, ne sarebbe autore l’allievo Giovanni Antonio Boltraffio).

Il rapporto di Bona Sforza con Bari

La magnanima Bona fu molto legata alla città di Bari, che beneficò della sua illuminata amministrazione: tra le varie sue benemerenze, ci limitiamo a ricordare, oltre alla predetta risoluzione del problema dell’approvvigionamento idrico cittadino, la costruzione del Fortino di Sant’Antonio, l’ammodernamento del Castello Normanno-Svevo, la promozione dell’istruzione pubblica, la riforma fiscale.

Un “binomio indissolubile” fu quello tra l’illuminata sovrana e la Bari cinquecentesca, come è stato recentemente osservato dalla Prof.ssa Mimma Pasculli Ferrara: la sovrana infatti amò a tal punto Bari da voler qui trascorrere l’ultimo periodo della sua vita, ed è nella nostra città che morì e fu sepolta, dapprima in cattedrale e poi nella basilica, che ne accoglie tuttora, nell’abside, l’imponente sepolcro, sfuggito alla furia del “ripristino al romanico” che comportò la perdita di molte opere d’arte nelle nostre chiese, specie del periodo barocco (cd. “sbarocchizzazione”).

Il Mausoleo di Bona Sforza (Andrea Sarti – Francesco Zagarelli – Ceccardo Benucci, 1589-93), imponente sepolcro in stile manierista di chiara ispirazione michelangiolesca, fu voluto dalla figlia di Bona, Anna Jagellona (1523-96) ultima regina della sua dinastia.

Intervento voluto dalla Soroptimist International d’Italia Club

Tornando alla cisterna, essa è stata recentemente restaurata: l’intervento di restauro conservativo è stato promosso dal Soroptimist International d’Italia Club di Bari, che ha restituito a nuova vita il manufatto.

Il libretto

Tale intervento è stato possibile grazie alla meritoria opera delle socie del sodalizio: Avv. Micaela Paparella (Presidente), Dott.ssa Daniela De Bellis (già Funzionario Ministero Beni Culturali), Prof.ssa Mimma Pasculli Ferrara (Prof. Ordinario di Storia dell’Arte Moderna – Università degli Studi di Bari), Giusy Rucco, Daniela De Vito, Michela Labriola, Adriana De Serio, Floriana Esposito, Angela M. Guarnieri, Maria Laterza, Giusy Ostuni. Altresì indispensabile è stato il sostegno fattivo dei finanziatori, sia enti che privati: EAAP (Ente Autonomo Acquedotto Pugliese), Banca di Credito Cooperativo di Bari, Centro Ricerche di Storia religiosa in Puglia, Fondazione Antonio Laforgia, Galante «Restauri e Conservazione» s.r.l. Artigiana, Neos Restauri s.r.l., Prof. Dott. Cataldo Tarantini Leone.

Restauro conservativo della cisterna

Il restauro conservativo si caratterizza, per l’appunto, per la conservazione, e quindi per la non invasività dell’intervento: non è stato pertanto possibile ripristinare le iscrizioni, ormai semicancellate dall’usura del tempo, ma tutte le principali informazioni sono riportate nella scheda illustrativa (reperibile attraverso QR-code apposto sul coperchio ferreo del pozzo, a cura del Soroptimist Club Bari).

Sul coperchio è visibile il QR-code

Non è questa la sede per illustrare le fasi dell’intervento (peraltro alquanto complesso, nonostante le dimensioni ridotte del manufatto in questione), né tantomeno per disquisire di teorie e metodi del restauro architettonico.

Ci limitiamo ad osservare che sono state adoperate tecnologie all’avanguardia, e che il risultato finale è conforme ai principii del restauro scientifico teorizzato da Cesare Brandi (1906-1988) fondatore dell’Istituto Centrale del Restauro di Roma, ossia: riconoscibilità dell’intervento; reversibilità dell’intervento; compatibilità dei nuovi materiali con quelli originali; minimo intervento (ossia limitato alle parti ammalorate); interdisciplinarietà (studio storico-artistico, fisico-chimico, tecnologico).

In sostanza, non è più il tempo di restauri “com’era e dov’era” (come quello del Campanile di San Marco dopo il rovinoso crollo del 1902, per intendersi), poiché gli interventi di ripristino (cd. “restauro stilistico”) non sono più ammessi dalla Carta del Restauro (1972).

L’iscrizione dedicatoria

Fortunatamente, è rimasta la documentazione delle antiche iscrizioni perdute: l’iscrizione dedicatoria sul fronte principale, ormai quasi illeggibile, recitava

PAUPERES SITIENTES / VENITE CUM LAETITIA ET SINE ARGENTO / BIBITE AQUAS BONA REGINA POLONIAE PREPARAVIT

ovvero

Poveri assetati, venite con gioia e gratuitamente bevete l’acqua che Bona Regina di Polonia ha messo a disposizione

Un regalo della munifica Duchessa di somma utilità per i baresi, che se ne servirono fino ai primi del ‘900, nel momento in cui si portò a compimento la grande opera dell’Acquedotto Pugliese.

Ma questa, come si suol dire, è un’altra storia.


Bibliografia:

SOROPTIMIST INTERNATIONAL CLUB DI BARI (a cura di), Il restauro della Cisterna cinquecentesca di Bona Sforza in occasione del 60° Anniversario del Club di Bari, Suma Editore, Bari 2024.

Link Soroptimist International Club di Bari:

https://www.soroptimist.it/club/bari/

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Architetto e storico dell’arte, ha al suo attivo la pubblicazione di vari libri e numerosi articoli sull’Arte italiana, con particolare riguardo alle città pugliesi tra Ottocento e Novecento. E' curatore del blog sull'arte del Ventennio "Arte Ventennio": www.arteventennio.com.

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