Saverio Dioguardi (Rutigliano 1888 – Bari 1961) fu un architetto sempre fedele al suo sentire “classicista”, eppure costantemente aggiornato rispetto all’evoluzione dei tempi: dal classicismo monumentale degli esordi, che riflette la lezione dell’Eclettismo ottocentesco, giunge al Razionalismo passando per il Liberty, l’Art Déco e lo “stile littorio” piacentiniano, senza mai snaturare il suo sentimento artistico. Rara testimonianza dell’adesione del Dioguardi ai modi dell’Art Déco è l’Albergo Diurno costruito tra 1928 e il 1929 in Corso Vittorio Emanuele II e, dopo un periodo di degrado dovuto all’abbandono, inopinatamente demolito nel 2002 da un’amministrazione comunale incurante dei valori artistici, con la colpevole complicità della Sovrintendenza che nulla tentò per evitare lo scempio.
Ne restano pezzi della balaustrata nel cortile dello Stadio della Vittoria e la lastra in graniglia di cemento colorato recante l’emblema cittadino, restaurato nel 2015 e collocato in un corridoio del Palazzo di Città, come ricordato da Nicola Signorile.
L’albergo mostrava il segno inconfondibile del Dioguardi nella finezza del dettaglio: in particolare, le semicolonne scanalate con capitelli ionici modificati (visibili nel disegno del progetto) rivelano la fusione d’un Classicismo metastorico col nuovo gusto geometrico, proprio dell’Art Déco.
Inaugurazione del Diurno
L’Albergo Diurno edificato dall’impresa costruttrice Vito Rocco sotto la direzione dei lavori dell’Ing. Luigi De Paolis, fu voluto dal Cav. Oreste Lauretti, e venne inaugurato il 19 gennaio 1929 alla presenza di S. E. Araldo Di Crollalanza ed altre autorità.
I “diurni” erano presenti nei primi anni del ‘900 in moltissime città italiane. Erano frequentati prevalentemente dai viaggiatori di passaggio in città, che non pernottavano in albergo, onde appunto la denominazione di “diurno”. Ma li utilizzavano anche tutti i cittadini che non disponevano della comodità di un bagno domestico, cosa frequente in quei tempi, nonché dalle signore e dai signori che si servivano dei parrucchieri e dei barbieri che esercitavano la loro professione in appositi locali ospitati in tali strutture.
“La nuova istituzione che apre la chiostra delle sue bellezze nel punto più centrale della nostra città entusiasmò vivamente le autorità presenti che si compiacquero vivamente con i proprietari della azienda, con l’architetto cav. Dioguardi che ha progettato l’elegantissimo ambiente e col costruttore sig. Vito Ricco che ha presentato al giudizio dei competenti un lavoro di eccezionale interesse tecnico e di grande consistenza […]. Le due rampe della scala d’accesso che porta al grazioso pianerottolo su cui si apre la vasca in pietra di Trani, le decorazioni sintetiche che sostengono la balaustra secentesca in pietra livida e in marmo verde, la bronzea statuetta che regge la maschera dello zampillo, l’entrata armoniosa ricavata tra le piatte colonne baccellate dell’andito, la breve scalea d’accesso alla hall dell’albergo, la disposizione ordinata dei reparti, le sale piene di specchi […], l’eleganza degli arredamenti e delle vetrate, tutto dà la sensazione che non un asilo di comodità è stato eretto sotto il viale del Corso, ma un angolo di Paradiso”.
Così recitava la Gazzetta del Mezzogiorno del 20 gennaio 1929, il giorno dopo l’inaugurazione.
In effetti, il Diurno di corso Vittorio Emanuele era ben più lussuoso del precedente Diurno (1926) di piazza Roma, antistante la stazione ferroviaria, la cui esistenza è attestata fino agli anni ’50, a quanto pare, e che aveva anche conosciuto un progetto di ampliamento.
Le decorazioni
Negli interni, le pregevoli decorazioni di Mario Prayer (Torino 1887 – Roma 1959) – anch’esse irrimediabilmente perdute – abbellivano gli ambienti illuminati dal lucernario a riquadri geometrici (Ditta Vetreria Pizzirani di Bari) e confortevolmente arredati col mobilio dell’ebanista-decoratore Francesco Rega (Terlizzi 1879 – Bari 1970): bagni, docce, atelier del parrucchiere per signore e del barbiere per i signori. In un angolo della sala d’aspetto “La Rinascente” – la cui sede barese era stata pochi anni prima accolta nel grandioso Palazzo della Rinascente (Arch. Federico Rampazzini, 1924-25; esecuzione lavori Impresa Ing. Leone Castelli di Milano) in via Sparano – vendeva profumi e “oggetti da toilette” ai clienti di passaggio negli sfarzosi saloni.
Un precedente architettonico sarebbe – a parere di chi scrive – da ricercarsi nell’Albergo Diurno “Casa del Passeggero” (1920) a Roma in via del Viminale angolo largo di Villa Peretti, declinato in uno stile tardo Liberty che anticipa il linearismo geometrico del Déco: il progetto, redatto dall’Arch. Oriolo Frezzotti (Roma 1888 – 1965), peraltro coetaneo di Dioguardi, fu pubblicato sulla prestigiosa rivista Architettura e Arti Decorative. Indubbiamente Dioguardi doveva esserne a conoscenza, e da par suo si confrontò col precedente romano senza servili imitazioni, ma rielaborando stilisticamente il tema progettuale già declinato dal Frezzotti (che diverrà famoso negli anni ’30 come progettista di Littoria, oggi Latina); fortunatamente, il Diurno romano è ancora in piedi, sebbene ridotto in un penoso stato d’abbandono. Non risulta che Dioguardi e Frezzotti si siano mai incontrati, tuttavia le loro strade professionali s’incrociarono in occasione del concorso per il Monumento ai Caduti di Genova (1923), poi vinto dall’architetto Marcello Piacentini.
Epigoni del Diurno barese
Tra gli epigoni del Diurno barese, ricordiamo l’Albergo Diurno di Gravina (la cui esistenza fu segnalata a suo tempo allo scrivente dal Dott. Giuseppe Massari di Gravina, cultore delle memorie storiche della città natia), che qualche anno dopo ne riprende lo schema tipologico, sebbene declinato in maniera più scarna ed essenziale.
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Architetto e storico dell’arte, ha al suo attivo la pubblicazione di vari libri e numerosi articoli sull’Arte italiana, con particolare riguardo alle città pugliesi tra Ottocento e Novecento. E' curatore del blog sull'arte del Ventennio "Arte Ventennio": www.arteventennio.com.