Ho letto un libro… e mi sono fermato! Ecco, questa è la magia del libro: lo prendi, lo guardi, lo giri, lo rigiri, ti cerchi un posto a sedere, quando sei comodo, lo apri e cominci a leggere.

Il libro è: In attesa del debutto, di Egidio Pani con prefazione di Corrado Petrocelli, edito da LB edizioni, Bari.

In un’epoca in cui tutto viaggia ad alta velocità, meno che nel Mezzogiorno, leggere un libro è come prendersi una pausa caffè! Un momento per fermarsi, per raccogliere i pensieri, per riflettere e subito ti viene in mente un’altra cosa: perché corriamo? Che fretta c’è? Dove stiamo andando?

Tutto è così veloce che non c’è più tempo, non solo di leggere un libro, ma anche un giornale, di vederlo, consultarlo. Se proprio hai l’esigenza di sapere, d’informarti, accendi uno smartphone o un PC e consulti una delle tante, tantissime piattaforme digitali e giornali on-line, dove se ti fermi a leggere più di dieci righe sei un perditempo e se invece non leggi le pappardelle che ti propinano i tanti soloni ed esperti, sei un superficiale. Come fanno poi a sapere che non sei arrivato a leggere l’articolo fino in fondo, è un mistero!

Stiamo, insomma, distruggendo i fondamenti del nostro sapere, floridezza culturale con un’orgia di notizie miste, tra vere e false, good o fake news, come diremmo oggi, con l’aggravante di non poter distinguere e separare il grano dal loglio.

Ed eccoci al libro di Egidio Pani.

Nella seconda parte, nei ‘pensieri sparsi’, mi sono balzati all’occhio queste due righe…

ora mi sento disperso in una società dispersa con troppe finestre, porte, pertugi, spiragli, slarghi, fessure, crepe e incrinature da cui si liberano energie e non se ne raccolgono… viviamo in una quotidiana distorsione comunicativa.

Inconsapevolmente, dunque, Egidio, ha descritto l’avvento di Internet: un palazzo immenso con tante aperture da cui entra ed esce solo aria, cioè, il nulla e neppure affrancata dalle impurità.

Egidio appartiene a quella categoria di persone che con l’età si è liberato dai compromessi della vita di tutti i giorni, del periodo produttivo della sua attività professionale e, non dovendo dimostrare nulla a nessuno, ha unito esperienza e incoscienza per generare improvvise, nuove forme di comunicazione che lascia ammirati per candore e lucidità.

In questo libro Pani, che racconta un po’ di se stesso, è un viaggiatore dell’Italia più povera, di quell’Italia negletta, palla di piombo del ricco Nord. Nutrito, fin da piccolo, di sacrifici, di pan cotto, melodramma, libri e ricordi, Egidio è diventato un viaggiatore: dalla Calabria è approdato a Napoli e da Napoli a Bari città immagine, caotica, levantina, mercantile e operosa abitata da tanti ‘furbacchioni’, generosi e gelosi della loro baresità. e dove Egidio ha trascorso la maggior parte della sua vita professionale e culturale.

Un impegno totale, e non solo diventa un profondo conoscitore della macchina burocratica, ma non manca di coltivare la sua passione per il teatro e per la cultura come i pensieri ‘non baresi’, scrive lui, nati nelle notti di Bari.

Sono pillole di saggezza tipici di un uomo che ha operato e vissuto tanto, non a caso parla spesso della labilità dei confini fra la notte che si confonde e si fonde con l’alba: erano le lunghe passeggiate notturne con amici, politici e amministratori, per discorrere dell’avvenire, delle speranze, delle sorti della città che l’ha adottato e che egli ama più di un figlio… ho dato tanto a tanti. Ed a me tante fatiche. Avrei potuto sostare e non l’ho fatto. Mi resta, forte, il rimpianto del non fare.

Così impegnato, le stagioni venivano e andavano senza soluzione di continuità. E, quando è arrivato il tempo di tirare i remi in barca, si è guardato indietro per accorgersi di aver lasciato gli affetti più cari: la moglie, i figli e poi il padre, il fratello con i quali voleva essere più presente… nelle importanti riunioni pubbliche nessuno degli elogi che ricevevo valeva il tempo che non avevo passato con mia moglie.

Egidio è stato, come tanti, un protagonista di quella generazione che ha coltivato l’illusione di cambiare il Sud… invece era il Nord che andava cambiato… i nostri sogni atterravano su aeroporti, però, di altri pianeti.

Siamo figli di un’epoca lontana che va lentamente spegnendosi.

Nicola Mascellaro


Nicola Mascellaro è nato a Gravina in Puglia nel 1939, risiede a Bari dal 1950. Dal 1966 al 1996 ha lavorato presso Gazzetta del Mezzogiorno come impiegato responsabile dell’Archivio di documentazione.

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