G. DIOGUARDI, Con penna e taccuino. La pagina scritta è la nostra risorsa, LB  Edizioni, Bari 2021

Non è facile accostarsi all’opera di un intellettuale come Gianfranco Dioguardi, perché è estremamente raro, nell’epoca in cui viviamo caratterizzata dalla parcellizzazione del sapere, polverizzatosi in una miriade di saperi specialistici vieppiù distanti gli uni dagli altri riuscire a coniugare il sapere tecnico-scientifico con quello umanistico-letterario. Una peculiarità, questa, che non è certo sfuggita ai commentatori che, in questo libro, ne chiosano l’opera: Luigi Bramato (che ne è anche l’Editore), Giuseppe De Tomaso (Direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno) ed Enrica Simonetti (Giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno). Malauguratamente, intellettuali simili non sono soltanto rari («si contano sulle dita di una mano», sentenzia De Tomaso), ma sono perlopiù incompresi, anche allorquando se ne riconosca il valore. 

È lo stesso Dioguardi a rammentarci la “sfortuna critica” di Leonardo da Vinci (1452-1519), bistrattato nelle Vite vasariane, ma esistono anche altri esempi notevoli. Un altro “uomo universale” del Rinascimento, Leon Battista Alberti (1404-72), fu molto ammirato, sia dai contemporanei che dai posteri, tuttavia, la maggior parte degli architetti predilesse il più “pratico” Palladio (1508-80) e, soprattutto, le semplici prescrizioni della celebre Regola vignolesca, rispetto alle sue trattazioni erudite che ebbero scarsa influenza sul concreto operare.

I due esempi suesposti non intendono affatto indulgere a retorici “parallelismi plutarchiani” che il Nostro senz’altro non apprezzerebbe, perché rifugge dalla rettorica (in senso michelstaedteriano) di tanti supposti “intellettuali” un tanto al chilo bensì indurre a riflessioni ben più profonde. Difatti, al di là dell’apprezzamento per la chiarezza argomentativa e la limpidezza della prosa un simile corpus pone un problema di ben altra portata, ossia la domanda: quale “lezione” possiamo (e dobbiamo) trarne? 

La bibliografia dioguardiana è sicuramente corposa, ma l’interesse peculiare di questo libro sta nel presentare un’antologia di scritti “occasionali” originariamente pubblicati nelle pagine culturali de La Gazzetta del Mezzogiorno che, pur essendo per l’appunto estemporanei, travalicano l’occasione contingente per fornire chiavi di lettura più ampie della realtà in cui viviamo.

Il problema della “parcellizzazione del sapere”, al quale s’accennava inizialmente, è un problema che ha origine con la famosa Encyclopédie (1751-72) di Diderot e d’Alembert, quindi proprio con quell’Illuminismo tanto caro al Dioguardi: ma la stessa “Ragione”, dopo aver sezionato il sapere, deve necessariamente ricomporlo in una visione unitaria, altrimenti i tanti “specialismi” divengono sterili (sul tema, non a caso fu proprio Gianfranco Dioguardi a scrivere l’introduzione alla traduzione italiana del libro di Joel De Rosnay, Il macroscopio. Verso una visione globale).

Una “visione globale” dei problemi posti dalla realtà contemporanea: è questa la lezione di Dioguardi. Per comodità del Lettore, queste “pagine sparse” (L. Bramato) sono state ordinate in base all’argomento principalmente trattato in ciascuna di esse (Cultura e conoscenza, Economia e politica, etc.), tuttavia la visione sottesa non è mai “parziale”, in nessun senso (il Nostro rifugge dai “settarismi” d’ogni risma, non lesinando aspre critiche al conformismo ipocrita delle “intellighenzie” nostrane). 

Visione globale dei problemi che, naturalmente, non può essere scevra dalla riflessione sul lascito di coloro che ci hanno preceduto nel cammino della Civiltà (ricordando la celebre metafora dei “nani sulle spalle dei giganti”): in questo itinerario nel Sapere siamo accompagnati da Maestri del pensiero occidentale, come Niccolò Machiavelli (1469-1527), Giambattista Vico (1668-1744), Denis Diderot (1713-84), Jean Le Rond D’Alembert (1717-83), Voltaire (1694-1778), Karl Raimund Popper (1902-94), Leonardo Sciascia (1921-89), Massimo D’Azeglio (1798-1866), Giuseppe Prezzolini (1882-1982), Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1896-1957), William Ockham (1288-1347), Victor Hugo (1802-85), Albert Camus (1913-60), Fëdor Dostoevskij (1821-81), Indro Montanelli (1909-2001), Aleksandr Isaevic Solzenicyn (1918-2008).

Molti altri ne abbiamo tralasciati, poiché i rimandi e le citazioni si moltiplicano, in un affascinante “caleidoscopio del sapere”; non si tratta, però, di “citazionismi” fini a se stessi, né d’un mero sfoggio di vuota erudizione, bensì dell’ubi consistam su cui costruire una riflessione più ampia, al di là dell’ipse dixit

Perché solo riflettendo sul passato si può costruire il futuro. È questo dunque il senso di questa “autobiografia intellettuale”, perché, come è ribadito fin dal titolo, “la pagina scritta è la nostra risorsa”: infatti, “i libri sono insostituibili strumenti per formare la personalità dell’individuo, il quale si caratterizza con una sua diversità, sinonimo di libertà”.  


Simone de Bartolo – Architetto e storico dell’arte, ha al suo attivo la pubblicazione di vari libri e numerosi articoli sull’Arte italiana, con particolare riguardo alle città pugliesi tra Ottocento e Novecento. È Socio Fondatore del Centro Studi “Araldo Di Crollalanza” di Bari.

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