BARI – Aveva suscitato grande interesse e i molti incontri pubblici, destinati al coinvolgimento di tecnici e cittadini nella redazione del PUG, erano sempre stati particolarmente affollati. Poi – e sono ormai passati almeno tre anni – più nulla, come se nulla fosse mai accaduto. Mi riferisco al PUG, il nuovo Piano Urbanistico Generale.

Eppure, una città come Bari, che si trascina da decenni con un piano regolatore già nato come variante – e tante volte ulteriormente manipolato – di un nuovo piano urbanistico, ne ha bisogno come il pane. Una città che è al vertice in Italia per il consumo di suolo per l’edilizia residenziale a fronte di una progressiva, pesante riduzione del numero di abitanti e che continua a presentarsi al grande pubblico – vedi lo sceneggiato dedicato alla vicequestore Lolita Lobosco – con immagini da cartoline storiche, tenendo in disparte la massima parte del suo tessuto urbano, periferia o periferizzato nel degrado.

Uno degli elementi fondanti del nuovo modello di pianificazione introdotto dai PUG è, insieme ad un più diretto coinvolgimento dei cittadini, la presenza di una parte più solida strutturale (l’ossatura portante del piano) e di una parte più dinamica, destinata a seguire più da vicino e costantemente le esigenze della popolazione e a rettificare periodicamente le prospettive di sviluppo senza bisogno di dover promuovere la miriade di varianti che la storia dell’attuale piano regolatore ci ha consegnato. Inoltre – ed è altrettanto fondamentale – il recupero di una centralità della presenza della figura umana porta alla visione dei cosiddetti “contesti” urbani, definendo uno stretto collegamento simbiotico tra gli interventi urbanistici e architettonici e il contesto fisico, ambientale, sociale, economico in cui essi saranno inseriti. Quanto di più corretto, quindi, perché non si continui ad intervenire come per le tessere di un puzzle di cui non si conosce e non si conoscerà il disegno organico finale. 

Sono due le aree su cui voglio qui accendere i riflettori, perché le loro caratteristiche ben si prestano ad una tale visione.

AREA FIERA

L’area che dalla Fiera del Levante giunge al quartiere Marconi e incorpora la pineta San Francesco ha delle straordinarie potenzialità perché lì si possa promuovere un esperimento ambientalmente in linea con quanto oggi, specie sotto la crisi pandemica, si chiede possano diventare le nostre città e ben si presta al recupero di una identità storico-culturale che è andata da tempo persa. 

Il CUS con il suo mare, se collegato al glorioso ma abbandonato Stadio della Vittoria fino a spingersi alla pineta, offre strategiche potenzialità per lo sport e il tempo libero. La Fiera del Levante, in gran parte in degrado e abbandono, insieme alla Cittadella della Cultura nell’ex Macello Comunale e ai capannoni dell’attuale mercato generale, che prima o poi verranno assorbiti dalla Cittadella per attività laboratoriali, si propone un “Polo delle Culture del Mediterraneo”, dove esponenti delle arti di tutti i Paesi che si affacciano sul Mare nostrum potrebbero trovare spazio permanente per le loro elaborazioni ed attività artistiche, alla stregua di un “Bauhaus del Mediterraneo”, che farebbe di Bari il suo centro nevralgico. Il quartiere Marconi, che grazie ad attività di volontariato socioculturale si ritrova ad abbracciare il suo faro come simbolo di richiamo luminoso fino all’orizzonte marino, ha tutte le caratteristiche per catturare l’attenzione di presenze di tutto il bacino mediterraneo con attività commerciali, di ristorazione, culturali: un vero e proprio quartiere mediterraneo.

Se immaginiamo che queste tre componenti territoriali possano essere cucite insieme da un tessuto connettivo fatto di ampia pedonalizzazione, con sacche esterne di parcheggio e mobilità lenta e da tanto verde da farne il più bel polmone urbano di Bari, si comprende allora quali reali e strategiche potenzialità siano inserite in un nuovo Piano Urbanistico.

LA COSTA DI PALESE

Sempre sulla costa, nel territorio di Palese, è stato avviato da un mese e mezzo circa, a cura dell’Associazione Ecomuseale del Nord Barese che presiedo e con la partecipazione del presidente del V Municipio insieme ad associazioni e liberi cittadini, un progetto di urbanistica partecipata che, partito con l’intenzione di coinvolgere la comunità locale nella riqualificazione del suo porticciolo, in poche battute si è esteso all’intero percorso costiero palesino e punta a promuovere la ricucitura del territorio con il suo splendido mare. 

Un percorso immaginato anche qui molto verde (la visione va concentrandosi verso l’utilizzo di alte palme del genere “Washingtonia”), con discese al mare che facilitino l’utilizzo da parte di tutti, aree di gioco per i bambini, una pista ciclabile in prosecuzione con quella che verrà realizzata nella vicina Santo Spirito fino al confine con Palese. 

Lo specchio del porto, che venne progettato in modo sbagliato, è praticamente insabbiato e andrebbe drenato, ma la proposta mira anche ad aprire un varco sul braccio del molo perché quella sabbia la corrente se la porti via; a rendere permanente l’utilizzo di una piattaforma presente in cemento per eventi musicali e teatrali, come felicemente sperimentato più volte negli ultimi anni sia al solstizio d’estate che all’alba nei primi giorni di settembre; a migliorare la fruizione operativa da parte dei pochi pescatori rimasti; a realizzare, al posto dei ruderi dell’ex ristorante “L’Ancora” incendiato due volte, un centro di attività ludico-sportive legate al mare. 

La visione organica dell’intero progetto viene fortemente esaltata dalla proposta di un “percorso delle Arti”: artisti locali, nazionali ed internazionali chiamati, a mezzo di un concorso, a realizzare installazioni e/o sculture lungo l’intera costa palesina (sono state individuate otto possibili postazioni), affinchè nuovi segni identitari si affianchino a quei pochi che la Storia è riuscita a trasmettere fino a noi e che non sono stati ancora distrutti. Purtroppo come accaduto per il villaggio neolitico cancellato per far posto ad un complesso di ville. Il motto a sostegno dell’intero progetto è “volare alto”: un luogo come Palese, dimenticato e abbandonato a sé stesso da lungo tempo, potrà risorgere solo con grandi visioni e tanta, tanta poesia.

Quella poesia che sta mancando a Bari, di cui la politica esalta le sue parti nobili e storiche, puntellando il resto del territorio di interventi per i quali manca una visione organica, di prospettiva. Appunto, un’anima poetica che la guidi.

Eugenio Lombardi

Foto area fiera: Nicola Antonio Imperiale

Foto costa di Palese: Eugenio Lombardi

L’area che dalla Fiera del Levante giunge al quartiere Marconi
Il quartiere Marconi, si ritrova ad abbracciare il suo faro
Lo specchio del porto è insabbiato e andrebbe drenato
Un luogo come Palese, dimenticato e abbandonato a sé stesso da lungo tempo, potrà risorgere solo con grandi visioni e tanta, tanta poesia

Eugenio Lombardi è un architetto barese specializzato in Progettazione Partecipata e Psicologia Urbana all’Accademia di Belle arti di Copenaghen e con lunghi anni di studio e attività professionale a Helsinki. Ha diretto a Bari il primo Laboratorio Urbano in Italia, promuovendo diversi progetti culturali in Bari vecchia e di riqualificazione urbana: recupero ex Macello comunale, molo di Sant’Antonio, ex Ospedaletto dei Bambini. Ha diretto a Palese il Laboratorio Urbanistico di Quartiere e costituito l’Ecomuseo Urbano del Nord Barese. Attualmente coordina la rete Civica Urbana di Palese ed è direttore artistico del Festival Ecomuseale delle Arti.

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