L’ultima puntata del “Risorgimento pugliese”: gli avvenimenti finali che condussero alla proclamazione dell’Unità d’Italia; tra una Bari che il sei settembre ancora attende invano l’ordine per passare all’azione, e il successivo il 10 settembre quando il Consiglio comunale presieduto dal vice sindaco Nicola Bux decreterà la demolizione dei simboli borbonici da tutti gli uffici pubblici. 

Ma una domanda resta aperta, per il Sud, si trattò di vera unità? La risposta prossimamente, nell’epilogo della nostra storia.


Il 30 agosto, intanto, Altamura, la ‘Leonessa’ divenuta ormai centro di reclutamento e smistamento di uomini e armi di tutta la Puglia, proclama il governo provvisorio e l’affida ad un triunvirato: Luigi De Laurentiis e Tebaldo Sorgente di Altamura, e al bitontino Vincenzo Rogadeo. «L’ora dell’aspettazione è finita» scrive Vincenzo Guerrieri, che ha assistito alla cerimonia d’insediamento a Nicola Tanzi: ora «comincia quella dell’azione».

Lo stesso giorno a Gravina arriva una colonna di volontari forte di mille uomini, al comando del barlettano Camillo Boldoni, diretti a Potenza. Anche Bari potrebbe insorgere da un momento all’altro. Tanzi e i componenti il Comitato distrettuale sono pronti, attendono solo l’ordine del governo provvisorio di Altamura che stranamente non verrà mai.

Una fortuna per i gendarmi del piccolo presidio di Bari rimasti per mantenere l’ordine pubblico. Non poco allarmati per la loro incolumità, specie dopo la partenza dei soldati, il comandante della gendarmeria, maggiore Cristini, finisce per chiedere all’amico Vitantonio De Cagno: «che possiamo fare noi in caso di sommossa?». «Andate via», fu la risposta. «Pensiamo noi a mantenere l’ordine pubblico».

Ecco come Francesco Colavecchio racconta la partenza del maggiore Cristini e dei suoi gendarmi sul quotidiano il Corriere delle Puglie del 21 aprile 1911: 

«partiti dalla caserma di Santa Teresa dei Maschi, alla Madonna dell’Arco cominciarono le prime diserzioni: i suoi uomini con armi e bagaglio, abbandonavano le fila. Strada facendo le diserzioni andarono man mano aumentando, tanto che a Molfetta il povero maggiore s’incarrozza solo soletto per Napoli».

Era il 3 settembre 1860.

Il 6, una delegazione del Comitato barese si reca a Modugno per incontrare e scortare a Bari il colonnello Romano di Molfetta partito da Altamura il giorno prima con due battaglioni di 1200 volontari pugliesi. Il colonnello Romano aveva fatto parte dei Mille. Sbarcato in Calabria con Garibaldi era stato delegato ad organizzare e guidare l’insurrezione del barese. Ma a Bari arrivarono piuttosto mal messi e senz’armi. Sarà Nicola Tanzi a fornire fucili e vettovagliamento nascosti nella sua abitazione.

Fra i pugliesi che dalla Sicilia salirono la penisola fino a Napoli con Garibaldi c’era anche il grumese Filippo Minutilli, classe 1813 ufficiale dell’esercito del Regno delle Due Sicilie di stanza proprio in Sicilia in difesa del porto. Ma nella rivolta siciliana del 1848 gli venne ordinato di sparare sui rivoltosi. Rifiutatosi riuscì a sottrarsi all’ira di Ferdinando II rifugiandosi prima a Malta, poi a Costantinopoli per tornare in Italia, a Genova, proprio prima che Garibaldi preparasse la spedizione. E, data la sua conoscenza del territorio l’Eroe dei due mondi lo volle con sé nel progettato sbarco. Con la formazione del Regno, Minutilli passò nell’esercito regolare come colonnello Comandante del 54° reggimento di Fanteria.

Il 7 settembre 1860 Giuseppe Garibaldi entra nella superba capitale dei Borbone con un treno speciale. Durante il percorso in carrozza dalla stazione al palazzo reale volle accanto a sé Liborio Romano, nato a Patù in provincia di Lecce, già ministro dell’Interno e prefetto di polizia di Francesco II.

Il nobile gentiluomo salentino, che Garibaldi confermerà allo stesso ministero nel nuovo governo provvisorio, è ancora oggi una figura controversa del Risorgimento italiano per il suo ruolo di Ministro dei Borbone e attivo ‘manovratore’, non proprio segreto, fra Cavour e Garibaldi per ‘traghettare’ il Regno delle due Sicilie dai Borbone ai Savoia.

Pochi giorni dopo l’ingresso di Garibaldi a Napoli, Vincenzo Rogadeo è nominato primo governatore della Terra di Bari dove nel frattempo è cambiato anche l’assetto politico-amministrativo. Il 28 agosto il Consiglio comunale presieduto dal sindaco Giuseppe Capriati delibera la ‘chiamata’ per formare la Guardia Nazionale; il 10 settembre il vice sindaco Nicola Bux presiede il Consiglio che emana l’ordine di sopprimere gli emblemi dei Borbone dagli uffici pubblici; il primo ottobre anche i pugliesi, nella battaglia sul Volturno, danno il loro tributo di sangue all’Unità. Infine, il 6 dicembre, giorno del Santo Patrono di Bari, Nicola De Gemmis avvicenda Giuseppe Capriati al Comune e Nicola Gabriele Tanzi è nominato comandante della Guardia Nazionale.

L’Unità è fatta! Ma fu vera Unità? 


Immagine di copertina: LIngresso di Garibaldi a Napoli il 7 settembre 1860, 1875, Franz Wenzel Schwarz, conservato presso il Museo Civico di Castel Nuovo, Napoli.

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Nicola Mascellaro è nato a Gravina in Puglia nel 1939, risiede a Bari dal 1950. Dal 1966 al 1996 ha lavorato presso La Gazzetta del Mezzogiorno come impiegato responsabile dell’Archivio di documentazione.

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