Fin dai primissimi anni del XVII secolo, la nostra città è stata adornata da un raro e raffinato elemento architettonico: un orologio. Fu fabbricato come riferiscono all’estero, in Germania, anche se i nostri più antichi storici non ci riferiscono la precisa località di costruzione.

Il manufatto arrivò in città grazie alla volontà dei sindaci di quei tempi, che con buono spirito di referenziale “campanile” avevano a cuore il decoro e la bellezza della città, come forse non hanno fatto gli amministratori di epoche più recenti.

L’oggetto in questione si trova ancora oggi nella centralissima Piazza Mercantile di Bari vecchia, luogo simbolo della movida ma anche scrigno di numerosi reperti storici di sicuro valore e interesse, assieme alla forse più nota “Colonna Infame”, dove pare venissero costretti in catene i condannati per essere esposti al ludibrio dei passanti.

Piazza Mercantile

Alla vista del viandante il nostro orologio si offre al di sotto della cuspide piramidale che sovrasta un allampanato campanile, di fianco al “Palazzo del Sedile”,  sede dell’antico “consiglio comunale”, di cui abbiamo già ampiamente parlato in un precedente articolo, divenuto nell’Ottocento teatro, e ospitante successivamente una rivendita di materassi e tappezzerie ed infine una gelateria.

Palazzo del Sedile

L’originale ingranaggio dell’orologio è purtroppo fermo da anni, troppo costoso il suo restauro, e non sappiamo se mai ritornerà operativo, ma vale comunque spenderci qualche parola.

Gli storici baresi – come dicevamo – ricordano l’epoca e il momento dell’installazione, e ricordano i promotori della iniziativa, voluta per dare ulteriore lustro ad una città già fondamentale snodo dei commerci da e per l’altra sponda dell’Adriatico e dell’intera area mediterranea.

Il “teotonico” orologio era dotato “cosa mai vista” delle lancette di ore e di minuti, gradevolmente decorate. La sfera con le canoniche cifre che indicano le ore raffigurate, in eleganti caratteri corsivi, separate da altrettanti fregi decorativi. 

Campanile con orologio

Altri elementi di notevole interesse sono le quattro figure che circondano la ruota dell’orologio. Si tratta di un grifone in alto e di altre tre che raffigurano forse leoni e una addirittura sembrerebbe antropomorfa. La grande distanza impedisce al viandante da terra la delineazione chiara dei “personaggi”, che paiono però di epoca piuttosto remota, accreditabili a tipologia romanica e non di epoca moderna.

Quattro figure circondano la ruota

I promotori e committenti furono i due sindaci dell’anno 1604, il nobile Gianbattista Dottula e il popolare Nicolangelo Cardassi. Perché ben due erano i sindaci che a Bari, per un prolungato periodo di anni e di secoli secoli governavano la città come espressione dei due ceti che se ne spartivano le sorti amministrative, sociali, economiche: la “Piazza della Nobiltà” e la “Piazza del Popolo Primario”.

Nicolangelo, con il figlio Scipione, è protagonista assoluto della vita della Città di Bari per un lunghissimo periodo di anni tra Cinque e Seicento! Uno dei tanti Cardassi che incontreremo spesso nel prossime rievocazioni e commemorazioni storiche e toponomastiche di Bari, nella nostra rubrica “Nomi di vie”.

I due notai, notabili e cospicui cittadini erano fortemente addentro ai meccanismi politici e amministrativi, con le cariche di sindaci o di “segretari comunali”. In tale veste erano i compilatori dei verbali delle riunioni del “Consiglio”. Alcuni di tali verbali – delle Deliberazioni Decurionali, come erano anticamente denominati –, sono sopravvissuti. La loro consultazione è stata purtroppo priva di esiti nella ricerca di dettagli relativi alla vicenda dell’orologio, bisognerà pertanto accontentarsi delle notizie trasmesse dagli storici.

Riportiamo le quindi le parole di Antonio Beatillo che celebra così l’evento dell’installazione del nostro orologio nella sua Historia di Bari principal città della Puglia nel Regno di Napoli:

“Con la medesima occasione, fecero altresì, due anni appresso, nella sommità del detto Seggio un piccolo ma assai bel campanile, e avendovi posto dentro, con le sue campane distinte, un orologio venuto fin da Germania, che, con grande utilità dei negozianti, suona l’ore e i quarti (cosa in Puglia mai più vista) v’intagliarono nel di fuori queste parole sotto la sfera, che con una freccia mostra in giro l’ore che corrono.

Ioanne Baptista Dottola, et Nicolao Angelo Cardassi Sindicis, MDCIIII”.

“Vi intagliarono queste parole”, scrive Beatillo. Ma dove sono queste parole? Sono al di sopra del manufatto, tra le due bifore e la cuspide piramidale, distanti e inaccessibili alla vista di chiunque. L’antica epigrafe apposta a memoria del glorioso avvenimento è ancora integra, e con un buon strumento ottico si legge chiaramente la formula tramandata da Beatillo.

Bifore e cuspide piramidale
Epigrafe

Una sopravvivenza forse dimenticata dai cittadini, ma anche dagli addetti ai lavori, storici, architetti, urbanisti, storici dell’arte, che non pare abbiano mai menzionato questo umile ma prezioso documento di un tempo, che fu testimone anche di una capacità e previdenza per le necessità di una città importante come era Bari anche in antichi tempi, centro di commerci e traffici. Città che necessitava pure di avere uno strumento per stabilire i tempi del lavoro, il tempo del riposo, una città degna di possedere un oggetto d’arte come era e come è tuttora quel primo antico orologio.


Francesco Quarto è nato e vive a Bari. Da poco in pensione dopo tanti anni di vita da bibliotecario durante i quali ha “supportato” generazioni di studenti e non solo: docenti, ricercatori, accademici e continua a mantenere relazioni e contatti. Sviluppa le sue ricerche sulla storia della tipografia antica in Puglia scoprendo numerose edizioni ignote. La storia della città di Bari è l’altro ambito privilegiato dei suoi interessi. Da due anni ha una rubrica sui nostri quotidiani, molto apprezzata dai baresi e anche da viandanti e viaggiatori di passaggio nella città.

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2 pensiero su “Il primo Orologio di Bari che suonava “l’ore e i quarti, cosa in Puglia mai più vista””
  1. Sicuramente una grande novità dato che in quel tempo, la maggior parte degli orologi da campanile, aveva solo la lancetta delle ore

  2. Mi piacerebbe dargli un’occhiata per vedere se è vero che occorrano grandi cifre per il suo restauro, a volte la riparazione potrebbe essere più semplice di quello che lasciano credere.
    Orologeria Magno,
    Bari

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