VITO SANGIRARDI. Riflessioni sulla città. Bari e Trani 1950-1980, LB Edizioni, Bari 2020 (prefazione prof. arch. Antonella Calderazzi)

Se osserviamo l’architettura delle nostre città, è inevitabile cogliere le profonde differenze, strutturali e stilistiche, tra gli edifici costruiti nell’anteguerra e quelli costruiti dal dopoguerra ad oggi, passando per gli anni del famigerato “boom” edilizio, che si tradusse spesso, malauguratamente, in un “boom” speculativo. A Bari, il primo Novecento architettonico è dominato dalla figura di Saverio Dioguardi (Rutigliano, Bari 1888 – Bari 1961), esponente di quel “Classicismo novecentesco” che ebbe tra i suoi protagonisti Piacentini e Bazzani: tra i tanti pregevoli edifici del Dioguardi, spicca il Palazzo della Provincia (1929-34), che si erge maestoso sul Lungomare di Levante. Il secondo Novecento barese ha un altro protagonista, di certo meno noto ma non per questo meno importante, l’architetto Vito Sangirardi (Palo del Colle, Bari 1909 – Bari 1999), esponente di quella nuova cultura architettonica che seguiva gli esempi del razionalismo lecorbusieriano, dell’organicismo di F. L. Wright e del neorealismo di Ridolfi e Frankl.

Sangirardi fu senza dubbio uno degli ultimi professionisti che progettavano “dal cucchiaio alla città”, per dirla con Morris (o “dal capitello alla città”, per dirla con Giovannoni): nella Chiesa di S. Maria delle Vittorie (1973-80), ad esempio, si occupò anche degli apparati decorativi, curandoli sin nei minimi dettagli.

Chiesa Santa Maria delle Vittorie – Bari 1980 (p. 118)

E non è un caso, poiché anch’egli ebbe, come Dioguardi, una forte preparazione artistica: studiò pittura – passione che coltiverà per tutta la vita – presso il R. Istituto d’Arte di Napoli (1927-32), sotto la guida del prof. Carlo Siviero (Napoli 1882 – Capri, Napoli 1953), per poi perfezionarsi a Roma, ove ebbe importanti riconoscimenti (nel 1933 il suo olio su tela Il Novizio impressionò favorevolmente S.A.R. la Principessa Maria di Savoia). Si laureò in Architettura (21 dicembre 1938) alla R. Università di Napoli, dove si era formato sotto la guida del Prof. Arch. Alberto Calza Bini (Roma 1881 – 1957), che della facoltà napoletana fu anche preside (1929-41): per un caso fortuito, il Sangirardi si trovò ad operare nel complesso INA annesso all’Albergo delle Nazioni (progettato trent’anni prima, proprio dal suo maestro Calza Bini), realizzando l’arredo interno del Caffè Pasticceria Rex (1963), purtroppo andato perso.

Molti progetti del Sangirardi restarono sulla carta, in particolare quello per il Teatro Comunale (1975) di Trani, che rappresentò una occasione mancata per quella città, ma Bari ebbe miglior fortuna: oltre a notevoli esempi di edilizia privata, spiccano edifici pubblici civili e per il culto, come il Palazzo del Banco di Napoli (1964-65) o la predetta Chiesa di S. Maria delle Vittorie. Tuttavia, il suo contributo più rilevante alla costruzione dell’immagine urbana di Bari fu il complesso del Villaggio del Fanciullo (1948-49), che, con la sua articolata volumetria, ridefinisce la piazza antistante il complesso del Policlinico. Al contrario, il Palazzo della Standa (oggi sede di Uffici Comunali), sito in corso Vittorio Emanuele II, s’inserisce in maniera discreta nel contesto urbano (oggi non più tanto “discreta”, per via d’una discutibile tinteggiatura), per non alterare l’equilibrata armonia di un’arteria viaria che reca l’impronta inconfondibile dell’epoca neoclassica.

Sangirardi ebbe inoltre il ruolo di Presidente dell’Ordine degli Architetti di Puglia (1960-71). In tale veste, intervenne in numerose questioni di vitale importanza per la nostra città, proponendo soluzioni di questioni annose e, a distanza di mezzo secolo, ancora attuali: basti pensare al problema della Stazione Ferroviaria, il cui spostamento – già proposto negli anni ’30 dal Piano Regolatore dall’architetto Concezio Petrucci – è argomento all’ordine del giorno. Nel frattempo, sia Petrucci che Sangirardi sono passati a miglior vita, ma la Stazione è ancora lì dove è sempre stata: sobrio e schietto fabbricato neoclassico (con accenti floreali nella pensilina), monumento all’immobilismo delle amministrazioni che si sono succedute.

Vito Sangirardi non è stato affatto ignorato dalla critica (tra i numerosi contributi, si ricordino quelli di Nicola Signorile e Francesco Paolo Gismondi), ma è figura sinora ignota al pubblico “non specialista”: auspichiamo che questo libro possa incontrare il favore del grande pubblico, coniugando il rigore della documentazione storica alla ricchezza dell’apparato iconografico. Un apparato iconografico che non è semplice corredo al testo, ma che costituisce altresì la ragion d’essere di questo libro, che si presenta come un vero e proprio “album” dei disegni di questo grande maestro dell’architettura barese. Siamo certi che non deluderà questa aspettativa, e per questo dobbiamo ringraziare i fautori di questa lodevole iniziativa: Michele, Nicla, Teresa, Germano Sangirardi, i quali non soltanto hanno conservato una preziosa eredità, ma l’hanno generosamente messa a disposizione di tutti; l’Editore Luigi Bramato, che ha saputo cogliere questa opportunità traducendola in un raffinato prodotto editoriale; la prof.ssa arch. Antonella Calderazzi, docente del Politecnico di Bari, che ne ha scritta la prefazione.

Arch. Simone de Bartolo

Simone de Bartolo – Architetto e storico dell’arte, ha al suo attivo la pubblicazione di vari libri e numerosi articoli sull’Arte italiana, con particolare riguardo alle città pugliesi tra Ottocento e Novecento. È Socio Fondatore del Centro Studi “Araldo Di Crollalanza” di Bari.

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